SCIOPERO NELLA LOGISTICA: SCARICHIAMO I PADRONI!

SCIOPERO NELLA LOGISTICA: SCARICHIAMO I PADRONI!

Quando fai un presidio di supporto a uno sciopero, e lo fai alle quattro di mattina (quando inizia il primo turno di lavoro), tendenzialmente fa un freddo becco. L’umidità sale ora dopo ora, senti che la temperatura del tuo corpo progressivamente si raffredda e tu stai lì a sognare un letto. Poi pensi che, finito il presidio, devi andare al tuo, di lavoro, che peraltro è un lavoro di merda, precario, senza garanzie, senza tutela, senza certezze, e ci devi andare dopo una notte insonne, con i riflessi spenti e l’incapacità di concentrarti. Insomma, devi essere molto motivato per stare lì. Eppure stai lì, intanto perché i lavoratori che scioperano e che fanno i picchetti per convincere i loro colleghi a condividere quella scelta – spiegando loro che un crumiro non è solo un servo del padrone, ma è anche un perdente – sono compatti e non cedono di un metro. Pensi a quanti passi in avanti abbiano fatto in pochi mesi, rispetto alla situazione iniziale, in cui pensavano che il lavoro fosse insieme un favore e una fortuna, anche quando rasentava la schiavitù e si componeva di umiliazioni quotidiane. Inoltre vedi che intorno a te ci sono altre compagne e compagni, che condividono quei momenti e quell’impegno, che vivono le tue stesse difficoltà. Certo, vorresti che i compagni/e fossero molti di più e capisci che bisogna ricostruire alcuni percorsi di solidarietà, gli stessi che ieri erano scontati e che oggi appaiono improbabili. Ma la strada intrapresa è quella giusta.

A Fiano Romano e a via di Salone inizia l’ultimo stato di agitazione dei magazzini della logistica TNT e DHL. Più di un anno è passato dalle prime assemblee, dai primi supporti, dalle prime mobilitazioni. I protagonisti sono sempre gli stessi: i facchini della logistica, i lavoratori del trasporto e smistamento, ormai interamente inglobati nelle cooperative di servizi. Il supporto ai lavoratori viene dato dai compagni e dalle compagne che da tempo appoggiano la vertenza del settore dei trasporti e logistica, diventato ormai un nodo centrale del Paese.

Sono i lavoratori a decidere di scioperare in seguito alle mancate promesse fatte in sede sindacale dalle stesse cooperative. Le richieste, sempre le stesse: condizioni di lavoro dignitose, riconoscimento del minimo sindacale, applicazione integrale del contratto nazionale.

Tradite le promesse, lo sciopero inizia per entrambi i magazzini laziali con lo scopo di colpire il profitto dell’azienda. Altro modo non c’è per far capire al padrone che la dignità ha un suo posto nella vita di chi lavora per guadagnarsi la giornata. La modalità che viene scelta è quella di bloccare il traffico dei tir all’entrata dei magazzini. Il perché è ovvio: se non c’è merce, il facchino non carica e il camion non parte per smistare merci nel territorio.

Sono le 4 del mattino quando arriva il primo camion. Parliamo con l’autista e non senza polemiche si adegua alla nostra forzatura. Oggi è sciopero, si lavorerà un altro giorno. Ne arriva un secondo, un terzo e altri ancora. C’è chi sceglie di andar via e chi invece prova a forzare il picchetto. Teniamo il punto e arrivano le prime telefonate dall’azienda. Sembra esserci spazio per un incontro con la cooperativa ma i lavoratori non si illudono, va bene l’incontro ma lo sciopero continua. Dopo poco arriva la prima volante di polizia. Per ora, niente più che una vigilanza obbligata dalla situazione.

La polizia si tiene a distanza – sembra interessata solo a evitare che i camion a cui viene impedito di entrare in magazzino blocchino completamente la viabilità della strada – e gli scagnozzi dell’azienda non hanno ancora alzato la cresta. Tu lo sai che poi lo faranno, che aspettano che il presidio diventi meno numeroso e forse arrivi anche quel pullman di crumiri chiamato in fretta e furia. Sai che in quel momento la polizia inizierà le identificazioni, che i capetti faranno la voce grossa, che i camion proveranno a uscire dall’azienda. Soprattutto, sai che da quel momento in poi i lavoratori impegnati nello sciopero subiranno pesanti conseguenze dalla loro azione: più alta è la sfida che hai lanciato al padrone, maggiore sarà il prezzo che ti farà pagare. Per questo rimani lì fino a quando puoi.

Alle 7 del mattino, infatti, la tensione cresce: lo spazio antistante ai magazzini è ormai bloccato dai tir fermi ai cancelli e la viabilità comincia a intasarsi.

I facchini sono pochi ma motivati, dettano loro le condizioni e non cedono agli inviti di smettere di scioperare. Gli autisti, che non riescono più a passare né a uscire, solidarizzano con la nostra causa, si sentono parte della ristrutturazione dell’azienda che chiaramente cambierà anche le loro poco più “privilegiate” condizioni lavorative.

Poco dopo le volanti della polizia aumentano e le pressioni per far entrare i tir che ostacolano la viabilità, ormai fino a via Tiburtina, diventano una minaccia. Tutti i camion entrano nei magazzini. Sono già le 9 del mattino quando la forza dell’autorità e l’arroganza dei padroncini sembrano avere la meglio.

La rabbia e la frustrazione cresce, sia tra i lavoratori, sia tra i compagni, che sono rimasti in pochi. Dai magazzini cominciano a volare insulti: tornatevene a casa, al vostro paese nemmeno mangiavateDa allora identificazioni e sollecitazioni da parte degli agenti. Seguono spintonate per far uscire i camion carichi di presunti farmaci. Dati i rapporti di forza sempre meno favorevoli, facciamo uscire qualche camion dalla TNT. Verso le 10 del mattino la tensione si alza anche davanti alla DHL, dove i padroncini ci spintonano per fare passare i loro autisti. Mezz’ora dopo termina lo sciopero.

È di poche ore dopo la notizia della sospensione a tempo indeterminato di 11 lavoratori della Tnt e di 3 della Dhl (ambedue di via di Salone), oltre a quella di due lavoratori di Fiano Romano, in aggiunta all’interruzione delle comunicazioni tra sindacato e cooperativa. Il prezzo da pagare è duro e i lavoratori lo conoscevano bene. Che il padrone abbia scelto l’approccio del muro contro muro e della vendetta immediata vuol dire che il danno c’è stato e la giornata di lotta, iniziata alle 3 di mattina, è stata un successo. La reazione del padrone, ovviamente, è stata drastica anche perché non tutti i lavoratori avevano aderito allo sciopero e perché il supporto dei compagni e delle compagne non era stato massiccio.

Adesso, ancora più di prima, serve la solidarietà dei compagni e delle compagne. Ieri i lavoratori non erano soli: oltre a noi c’erano altre strutture che da tempo si interessano al conflitto capitale/lavoro. Potevamo e dovevamo essere molti di più. Pochi giorni prima, il 19 ottobre, in tanti avevamo cantato slogan bellissimi sulla lotta di classe e l’attacco al padronato: l’Assemblea romana di supporto ai lavoratori della logistica ha ancora tanto spazio al suo interno.