La legalità antidemocratica del Corriere della Sera

La legalità antidemocratica del Corriere della Sera

Secondo il Corriere della Sera dovrebbero essere vietati i cortei nel centro storico della città di Roma. Sarebbero causa nientemeno della crisi economica della città, impendendo ai bravi commercianti di vendere e spaventando a morte i turisti stranieri. Per di più, ormai sono cortei che sfilano nella piena illegalità, e che anzi avanzano ragioni platealmente illegali. Fossero solo queste le motivazioni della chiusura dei centri cittadini alle manifestazioni di protesta, ce ne faremmo una ragione. Da anni i liberali di ogni colore puntano a limitare il diritto al dissenso politico, cercando di ricondurlo nell’alveo dell’azzimata compatibilità democratica, e sempre con le solite motivazioni. Un tentativo evidentemente irrealizzabile. Non sarebbe tanto la Costituzione stessa ad impedire limiti al diritto di manifestare il proprio pensiero. Sarebbe proprio un provvedimento controproducente. Dal giorno dopo un eventuale divieto di scendere in piazza, ogni manifestazione diventerebbe di fatto illegale e di fatto produrrebbe quello che il Corriere e soci vorrebbero impedire, cioè degli scontri di piazza. L’editoriale di Polito di martedì 22 aprile dice però ben altro, e di ben più profonda gravità.

L’articolo commenta alcuni passaggi del decreto Lupi sulla casa, quei passaggi in cui vengono impediti per legge alcuni diritti soggettivi agli occupanti di stabili abbandonati. Secondo Polito il decreto stabilirebbe addirittura “l’ovvio”: “Il decreto contiene un articolo che stabilisce l’ovvio e cioè che chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza nè l’allacciamento ai pubblici servizi”. Mica tanto ovvio, diremmo noi. Anzitutto, la residenza è un diritto soggettivo che non stabilisce un soggetto terzo ma il portatore di tale diritto. Ogni persona ha diritto e dovere di stabilire la residenza dove meglio crede. Anche dentro una macchina, sopra una panchina o sotto un albero, se crede. Al soggetto incaricato di certificare tale residenza non spetta di decidere in merito al luogo dove questa viene indicata, ma solamente assicurarsi che la persona risieda effettivamente laddove indicato. Punto. Dunque, qualsiasi occupante ha il sacrosanto diritto e dovere di mettersi la residenza dove preferisce, anche in un palazzo occupato. E questo è la prima tara illegale del decreto Lupi.

Passiamo ora alle utenze. Qui il discorso si complica, perché nessuna parte politica ha mai davvero voluto capire cosa chiedono i movimenti di lotta per la casa o in generale chi occupa illegalmente uno stabile. L’occupazione infatti è uno strumento, non il fine dei movimenti. In sintesi, chi occupa uno stabile non vuole sanare l’occupazione, ma il momentaneo occupante, ponendo un problema politico e sociale alle amministrazioni cittadine, che dovrebbero trovare una soluzione legale al problema casa. Infatti quello che chiedono i movimenti non è lasciare gli occupanti nelle occupazioni e vivere senza pagare l’affitto, ma trovare una soluzione abitativa legale a chi occupa gli stabili. Fosse per i movimenti, le occupazioni verrebbero svuotate immediatamente se ci fosse quel piano di edilizia residenziale pubblica che chiedono da decenni. In mancanza di questo, e con il mercato gestito dai palazzinari che impongono l’attuale livello economico del mercato degli affitti, l’unica soluzione alla disperazione sociale è occupare uno stabile. In assenza di risposte politiche, è il Comune stesso che certifica la permanenza infinita delle occupazioni, non gli occupanti, che invece vorrebbero di corsa andare a pagare un affitto popolare, se ci fosse.

Se questa è la situazione, agli occupanti non resta che adeguarsi a vivere nelle occupazioni, che divenendo l’abitazione effettiva delle famiglie non possono mancare di quelle caratteristiche minime di vivibilità dettate perfino dai testi legislativi. Dunque, altra caratteristica illegale del decreto Lupi. Infatti, se il Comune non risolve l’emergenza abitativa del cittadino X, non può neanche negargli l’accesso all’acqua e all’elettricità, pena una situazione di indigenza che in brevissimo periodo si trasformerebbe in una bomba sociale ben più grave dell’attuale.

Quindi, ciò che per Polito sarebbe “ovvio” così non è, ed è anzi ovvio che queste norme contenute nel decreto citato saranno abolite o modificate, perché chiaramente illegali e anti-costituzionali. In questo senso, dunque, le parole in libertà del Corriere della Sera altro non sono che un attacco politico ai movimenti mascherate da banale buon senso a-politico. La risposta dei movimenti non tarderà ad arrivare, e anch’essa sarà colma di buon senso, questa volta molto politico.